Ci ero arrivato per amore... di un poeta. E ne sono poi fuggito per la fine di un altro amore.
Sono stati anni intensi, e pieni. Di ogni sogno e desiderio.
Il dove in cui molto di questo è stato possibile era il Cassero di Porta Saragozza, primo luogo associativo riconosciuto in Italia a un'associazione GLBT da un'amministrazione comunale. Ed era niente di meno che uno dei Casseri cittadini, e in particolare quello da cui da sempre partivano le processioni mariane verso il santuario di San Luca.
Basterebbe questo a far intuire quanto quel bastione fosse destinato ad animare molte vite, e quella della città di riflesso.
Al Cassero ci ho fatto di tutto (ma proprio di tutto). Ho conosciuto amici coi quali sento ancora, dopo tutti questi anni di lontananza, un legame quasi di sangue. E con gli amici ci ho vissuto momenti irripetibili.
Ci ho ballato fino allo sfinimento. Mi sono preso delle sbandate epocali. Mi ci sono perso nei meandri e nei cunicoli a fare cose che qui non posso dire. Ci ho lavorato come barista.
Ho vissuto lì la mia terza fase di attivismo politico. Mi sono innamorato alla follia.
Ma ho anche iniziato a pensare seriamente che fare il grafico poteva essere un reale obiettivo lavorativo. Forse mi sbagliavo?!
Oltre ad occuparmi saltuariamente dei materiali promozionali delle strabilianti rassegne estive curate da Stefano Casagrande, ho fatto pratica con l'Arci Gay (una rivista e poco altro), con il Centro di Documentazione e con la L.I.L.A... insomma quasi tutte le strutture associative interne o collaterali al Cassero.
Il tutto realizzato o in solitaria o con i miei soci dell'epoca, Antonella e Marco, coi quali avevo costituito un'agenzia di comunicazione sociale.
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Manifesti, folder e cartoline per rassegne estive (S.p.A. ventosa &co; Macinal'art n.1; Che'donne; Eldorado; Condom Club; Brindisi a Tirana). |
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Manifesto L.I.L.A in occasione del 1°dicembre, giornata mondiale per la lotta contro l'Aids. |
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